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domenica 22 gennaio 2017

Il Carrozzone va avanti da se, ma chi si divertirà?






Mi è stato chiesto di scrivere un articolo sull'opporunità o meno della messa in onda del Festival di Sanremo in un momento critico come quello in cui sta versando l'Italia. CI ho dovuto pensare un po' per molti motivi ma poi me ne è stata spiegata l'importanza e dunque mi sono decisa a farlo.

E' fin troppo facile criticare l’”evento Festival di San Remo”, dal punto di vista dei contenuti della società dello spettacolo. Ci troviamo di fronte a una specie di macchina quale è l’industria dell’intrattenimento, che ha ormai una sua forza propria autoriproduttiva sotto il profilo economico - sociale attraverso la costruzione di tanti “microeventi”, come appunto quello del Festival ma questo è un discorso che può anche estendersi ad altri settori come quello del cinema, dell’editoria, e così via. Quindi non c'è nessuna novità nella modernità capitalistica. Questo ingranaggio si riproduce perché gode del crescente consenso sociale.

Il vero nucleo del problema è l' assuefazione psichica e culturale crescente delle masse ormai mediatizzate che consentono a questa macchina di riprodursi nei vari strati sociali. Nessuno è obbligato ad accendere la televisione e formalmente siamo liberi , ma di fatto la maggior parte della popolazione  la accende e durante i giorni del Festival in molti seguono la kermesse.

I motivi per cui la gente accende l'apparecchio televisivo anche per seguire il Festival sono due :

1) perchè nelle nostre società "apparentemente democratiche", il controllo dei valori culturali ricevuti e trasmessi è sotto stretta sorveglianza attraverso una forma di controllo subliminale compiuta dalle stesse organizzazioni mediatiche, sviluppatesi fin dalla seconda metà del secolo scorso. Da quel momento in poi una progressiva povertà di contenuti culturali autentici anche perchè è risaputo che i media dipendono dal potere economico, il quale potere economico è rimandato a quello politico che a sua volta, rimanda a quello economico. Si tratta di un processo circolare che culturalmente privilegia la conservazione dello status quo ,cioè dei rapporti politici ed economici in atto. In sostanza possono cambiare gli attori politici ed economici, ma non la struttura politico- economica e sociale, e i valori sui cui essa poggia e che vuole trasmettere. Questi valori però sono “autentici” per il sistema, ma non sempre lo sono per ogni singolo individuo o per tutti i gruppi sociali.

2) Il secondo motivo è la povertà di autentici valori culturali dovuta anche alla conformazione sociale dei media che dovendo parlare a tutte le fasce sociali, devono banalizzare i contenuti, implicando con questo, lo sviluppo di un nucleo molto ristretto di valori di divertimento e innocui sotto il profilo politico e sociale. Si tratta di un processo parzialmente eterodiretto da un lato e dall'altro , frutto di quei meccanismi autoriproduttivi della macchina dell’industria dello spettacolo. La pressione è stata
talmente forte in passato come lo è tuttora, che i valori ludici sono ormai ritenuti dalle masse mediatizzate, come autentici. E questo risponde alla domanda sul perchè del largo seguito che hanno eventi come il “Festival di San Remo”.


Però come è vero che nelle nostre società il controllo dei valori culturali è strettamente sorvegliato, è vero anche che i processi sociali non si fondono solo nei processi di condizionamento, ma esiste anche il processo di innovazione creativa spesso opera di alcune minoranze, se non proprio di singoli individui mossi da un bisogno di autenticità sociale. Questo processo innovativo, può diffondersi, attraverso gli stessi processi meccanicistici sopra descritti. I quali, sono socialmente neutrali, in quanto possono veicolare sia il bene come il male… Pertanto vanno difese e utilizzate tutte sfere di libertà, anche di dimensioni ridotte, capaci però di favorire l’innovazione politico- sociale in ogni ambito, ma nel rispetto di tutti. Ma questo processo non è facile perché, attualmente, il comportamento meccanicistico prevale su quello innovativo. Ma noi siamo consapevoli che i processi sociali, sono basati anche sull’innovazione evolutiva, e che generalmente le società cambiano per saturazione, specialmente quando valori intrinsecamente forti negli individui vengono messi a dura prova o addirittura schiacciati da altri del tutto opposti.


Per quanto complessa possa essere la definizione di ciò che è arte, è innegabile che, dal punto di vista etico, essa va vista essenzialmente come una forma di comunicazione appartenente al campo dell’espressione, cioè un Linguaggio di quella forma di comunicazione dove il messaggio comunicato è parte della verità della stessa persona che si esprime, e momento significativo della sua interiorità.


Una forma importante di comunicazione sociale, che fonde il gratuito dell’arte con il mercantile della comunicazione di massa, è lo spettacolo che rappresenta anzitutto uno specchio dove nei suoi spettacoli ogni popolo rappresenta se stesso, la sua storia passata, la sua vita attuale con le sue tensioni e le sue credenze, le paure e le speranze nei confronti del futuro. Solo nelle società più evolute e contrassegnate da un forte pluralismo ideologico e indifferentismo religioso, diventano possibili forme di spettacolo concepite e attualizzate al di fuori di ogni consapevole volontà di socializzazione e di educazione morale e civica: è lo spettacolo di pura evasione. Ma la ‘pura evasione’ di cui parliamo è un prodotto della società del benessere e della crescita della domanda dei consumi . In una società dove tutto diventa oggetto di scambio, anche lo spettacolo diventa una merce, dotata di un valore di scambio misurata sulla base della domanda di mercato. Ma alcune rappresentazioni che incitano alla violenza e alla disobbedienza rinunciano ad ogni funzione educativa , non solo, ma anche ad ogni vera pretesa artistica .


Proprio in riferimento a queste responsabilità formative e sociali si impone il bisogno di una deontologia della professione dello spettacolo. Per chi veramente crede in una superiore verità dell’uomo e in un senso della vita, lo spettacolo è sollecitato a crearsi una forma di educazione morale e al contempo, ha la responsabilità di non tradire la fiducia del pubblico e gli interessi veri dell’uomo attraverso una comunicazione non autentica e distruttiva di umanità.Una responsabilità che pesa particolarmente su chi crede nella dignità dell’uomo e nei valori che lo realizzano: è una responsabilità che pone in essere il dovere morale di una certa autocensura, che deve avere come oggetto non solo gli aspetti negativi della realtà umana, quanto ciò che, nel suo essere comunicato, risulterebbe distruttivo di umanità nei confronti dei destinatari .
Ovviamente esiste anche il diritto-dovere della comunità a difendersi da queste forme distruttive di spettacolo con le forme più idonee di controllo sociale , la cosiddetta Censura.
Per quanto perciò una società possa essere democratica e pluralista, in ognuna esiste un minimo comune denominatore di convinzioni, di valori, di norme etiche che godono del consenso praticamente unanime dei suoi membri e che sono ad esempio i valori definiti dalle varie ‘dichiarazioni dei diritti universali dell’uomo’, i principi fondamentali delle diverse ‘costituzioni’ e alcuni di quegli elementi dell’eredità morale del cristianesimo nel quale molti individui si riconoscono.
La società è chiamata a "difendere" questa linea base di valori così come a difendere il bene comune. Se non lo facesse sarebbe condannata alla disgregazione.


La domanda che in molti ci stiamo facendo, credo la maggior parte di noi, è se sia opportuno, in questo momento di grave calamità meteorologica ed economica, di mandare in onda il carrozzone del Festival di San Remo dove il conduttore prende una cifra spropositata per il ruolo che svolge sottraendo così il denaro versato dalla popolazione sotto forma del canone , che potrebbe essere invece destinato alle popolazioni colpite dal cataclisma e mentre la nostra Nazione è in ginocchio sotto ogni punto di vista : da quello economico a quello sociale e morale e dove da un lato vengono chiesti i soldi attraverso dei fasulli SMS che non sono mai arrivati ai destinatari , e dall'altra ci sono nella realtà persone che a mani nude e concretamente cercano di salvare vite umane sepolte sotto l'enorme strato di neve o sotto le macerie del terremoto . Persone a cui vergognosamente sono anche stati tolti dei soldi dai loro stipendi ma nonostante ciò proseguono le estenuanti ricerche perchè per loro ciò che conta è la vita umana. Lo stanziamento di di 30 milioni di euro per aiutare 30 mila persone è ridicola perchè risulta la cifra di mille euro a persona.
Mi auguro almeno che visto che saranno in pochi a divertirsi in quei 10 giorni, che tutto sia  molto sobrio e senza la provocazione di quel finto cantante con la moquette gialla sulla sua zucca vuota.


Mi domando se l'Anchor man del Festival ha il coraggio di guardarsi dentro e se sente la sua coscienza pulita nell'accettare tutto sorridente e felice ( lo credo ) quella cifra sapendo che alcuni suoi connazionali sono vivi per miracolo mentre "Uomini veri" stanno lavorando per permettere loro di vivere proprio mentre lui farà battute di dubbio gusto comme d'habitude pensando di far ridere qualcuno.


MLince Grassi




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