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domenica 19 marzo 2017

Il modo migliore per imparare è divertirsi - Albert Einstein


Nel 1915 Albert Einstein aveva appena portato a compimento otto anni di studi intensi ed estenuanti enunciando in due pagine che sarebbero passate alla storia la sua Teoria della Relatività Generale.

A quell’epoca Einstein aveva 36 anni e viveva a Berlino con la cugina Elsa, che più tardi  diventerà la sua seconda moglie. Einstein aveva già due figli, Hans Albert ed Eduard detto “Tete”,che vivevano a Zurigo con la sua prima moglie Mileva.

Einstein con la prima moglie, Mileva, ebbero una figlia di nome Lieserl, di cui non si sa nulla  si pensa addirittura che non sia sopravvissuta o che sia stata data in adozione. Hans Albert è il secondo, e nel 1915 aveva 11 anni. Il terzo figlio, Eduard, ne aveva 5. Hans Albert divenne ingegnere ed Eduard divenne psichiatra.
Questa è la lettera che Einstein inviò in quei giorni all’11enne Hans Albert. Si tratta di un documento preziosissimo poiché contiene i consigli che una delle più grandi menti della storia umana dà a suo figlio sullo studio e l’apprendimento.



È questo il modo per imparare di più, quando fai una cosa con talmente tanto divertimento che non ti accorgi del tempo che passa. Il segreto dello studio è divertirsi.



Può sembrare quasi banale per la semplicità di questo consiglio, eppure oggi molte teorie pedagogiche si basano proprio sull’idea che l’apprendimento più efficace sia prorpio quello che passa per il divertimento e il gioco. Hans Albert Einstein, il figlio di Einstein, divenne  ingegnere e insegnante, ed ebbe una carriera di successo.

Il segreto della vita sta nelle cose semplici, e piccole, nel piacere stesso della vita, nel saperne godere e nel viverla pienamente che significa anche e soprattutto divertirsi.
Attraverso il divertimento passa una magia che permette a bambini e adulti di crescere, imparare, e diventare  adulti  non  frustrati per le ore passate a studiare cose che non amano, ma che sono felici di aver studiato divertendosi, godendo dell’imparare, e prendendo alla vita ciò che la vita ha da offrire.


Mio caro Albert, 

Ieri ho ricevuto la tua cara lettera e ne sono stato molto felice. Già temevo che non mi avresti scritto mai più. Quando ero a Zurigo mi avevi detto che è strano per te quando vengo lì. Perciò penso che sia meglio se stiamo insieme da qualche altra parte, dove nessuno possa interferire col nostro benessere. In ogni caso farò in modo che ogni anno possiamo passare un intero mese insieme, così che tu veda che hai un padre che ti ama ed è pazzo di te. Da me puoi anche imparare tante cose buone e meravigliose, cose che altri non potrebbero offrirti tanto facilmente. Ciò che ho imparato con tanto duro lavoro non deve servire solo agli estranei, ma soprattutto ai miei ragazzi. Proprio in questi giorni ho completato una delle opere più belle della mia vita e, quando sarai più grande, te ne parlerò.

Mi fa tanto piacere che il pianoforte ti diverta. Insieme alla falegnameria si tratta, secondo me, del miglior passatempo per la tua età, anche meglio della scuola. Perché sono attività che ben si adattano a una persona giovane come te. Al piano, suona soprattutto le cose che ti piacciono, anche se il maestro non te le assegna. E’ questo il modo per imparare di più, quando fai una cosa con talmente tanto divertimento che non ti accorgi del tempo che passa. A volte io stesso sono così coinvolto nel mio lavoro che mi dimentico di pranzare. E gioca ad anelli con Tete, migliorerà la tua agilità. Qualche volta vai anche dal mio amico Zangger, è una cara persona.

Baci a te e a Tete,

Papà.

Salutami la Mamma.














Fonte 3nz.it
MLince Grassi



giovedì 16 marzo 2017

Niccolò Paganini

Niccolò Paganini (Genova, 27 ottobre 1782 – Nizza, 27 maggio 1840) fu un noto musicista e compositore italiano noto anche per i suoi virtuosismi con il violino. Fu inoltre un esponente di spicco della musica romantica.


Proveniente da una famiglia di modeste condizioni, il padre Antonio Paganini,un uomo con la passione per la musica ma che si occupava di imballaggi, la madre Teresa Bocciardo,durante la giovinezza riceve dal padre lezioni di mandolino e chitarra e  lo indirizza anche verso lo studio del violino.

In ambito musicale Niccolò fu un autodidatta, poiché ricevette lezioni da maestri di scarso valore e preparazione,ma continuò gli studi di violino, ricevendo successivamente altre lezioni che gli vennero impartite da Giovanni Costa, maestro della Cappella della Cattedrale di Genova e da Francesco Gnecco, che svolgeva la professione di operista.

Di Paganini esistono pochissime immagini. Egli era di corporatura esile e soffriva d'esaurimenti nervosi,  stati di affaticamento e attacchi di emottisi. Ma la cosa più evidente era la particolarità del suo aspetto fisico: dita ossute, lunghe e affusolate, mani pallide solcate da vene in forte rilievo e con  piedi sproporzionati.
Durante le sue esibizioni Paganini contorceva il corpo e mani in pose bizzarre .

Oggi si sa che Paganini soffriva probabilmente di una rara sindrome chiamata di Marfan che caratterizzava il suo aspetto e dava alle sue mani una forma straordinariamente allungata e affusolata che gli permise di raggiungere dei livelli tecnici ineguagliati e che secondo gli esperti, questa patologia accomunò parecchi illustri personaggi: dal Presidente americano Abram Lincoln a Charles de Gaulle, da Talleyrand-Périgord a Sergei Rachmaninov, il faraone Akhenaton, ma anche Joey Ramone  cantante del gruppo punk-rock Ramones.

Nel 1795, dopo aver partecipato a molti concerti nella Cattedrale di Genova, partì per Parma con l'obiettivo di intraprendere gli studi in compagnia di Alessandro Rolla il quale affida il ragazzo a Ferdinando Paer che peròessendo in partenza per l'Austria, lo consiglia di rivolgersi a Gaspare Ghiretti, il maestro che gli dette lezioni di composizione e di contrappunto.

Nel periodo trascorso a Parma si ammalò di polmonite, per cui fu costretto a fare dei salassi per guarire . In questa circostanza, a causa della cura, si indebolì fisicamente e dovette trascorrere un periodo di convalescenza  nella casa paterna a Romairone doveil padre lo obbligò a studiare per circa dieci o dodici ore al giorno violino.

La creatività di Paganini è enorme sino al punto  di riuscire a riprodurre, col violino, i suoni della natura, il verso degli uccelli e  di altri animali. In questi anni tiene vari concerti in Italia settentrionale e per il suo estro creativo fu accolto con  entusiasmo in Toscana.

Nei sei anni successivi,  suona nella Cattedrale di Lucca in occasione della Festa di Santa Croce diventando uno stimato concertista, e durante quel periodo ebbe il tempo per dedicarsi allo studio più approfondito della chitarra a sei corde e anche all'agricoltura.

Nel 1802 partecipa a vari concerti tenutisi a Livorno ,poi dal 1805 al 1809 fu in servizio a Lucca presso la corte di Elena Baciocchi sorella di Napoleone. Negli anni trascorsi a Lucca dà ripetizioni al marito di Elisa e felice, e si esibirà col violino nei concerti di corte. Grazie a queste esibizioni inizia la sua esperienza come direttore d'orchestra e diresse l'opera: "Il matrimonio segreto di Cimarosa".


Considerando troppo gravosi gli impegni di corte, nei due anni successivi, Niccolò  lascia Lucca per dedicarsi completamente all'attività concertistica e si esibirà soprattutto in Emilia Romagna. Nel 1813 soggiorna a Milano, dove si esibirà presso il Teatro della Scala e presso il Teatro Carcano. L'anno successivo si esibirà anche in vari concerti a Pavia e nel Teatro Carignano di Torino.

Tornato a Genova, conoscerà Angiolina Cavanna con cui intratterrà una relazione amorosa e scapperà con lei a Parma. La giovane rimane incinta, per cui fu costretto a tornare a Genova, dove il padre di lei lo denuncerà per rapimento e  seduzione di minore. In quest'occasione Paganini fu costretto a passare una settimana in carcere.

Nello stesso anno si esibirà a Genova al Teatro S. Agostino. Dopo essersi esibito, negli anni successivi, nel Teatro della Scala di Milano, a Venezia, Trieste, Torino e Piacenza,Nel 1818 soggiornò a Bologna, dove conoscerà Maria Banti, con cui intrattenne una successiva relazione.

Poi terrà concerti a Roma, Napoli e Palermo e intorno al 1820 il suo stato di salute peggiorò e  contrasse la sifilide che curò a Milano, dove si trasferì. Dopo essersi rimesso, conobbe la cantante Antonia Bianchi con la quale convivrà per alcuni anni e dalla quale nel 1825 ebbe un figlio, Achille.

In seguito si esibirà a Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Genova, Milano e Torino finchè nel 1828 partì per Vienna, dove ottenne un enorme successo, al punto che il pubblico gli chiede più volte addirittura la ripetizione del suo concerto. Durante questo periodo però si separò legalmente dalla compagna, ottenendo l'affidamento del figlio.

Nel biennio successivo parteciperà ad una  tournée concertistica in Germania e in Polonia, dove conobbe Chopin, Schumann, Pontini, Clara Wieck e Meyerbeer.  e dove in questo periodo, viene nominato dal re di Prussia "Maestro di Cappella di Corte" e vivrà con il figlio nella città tedesca di Francoforte.
L'anno dopo Paganini partì per Parigi, dove tenne numerosi concerti e durante questo soggiorno l'impresario inglese Laporte gli propose dei concerti in Inghilterra. Fino al 1833 svolgerà la sua attività concertistica sia in Francia che  in Inghilterra. Ma a causa di uno scandalo in cui rimase coinvolto per la sua relazione amorosa segreta con Charlotte Watson, tornò in Italia dove soggiornò a Parma e dove otterrà anche una medaglia d'oro coniata appositamente per lui e nello stesso anno la Marchesa di Parma Maria Luigia gli propose di diventare membro della Commissione artistica del Teatro Ducale. Inoltre assumerà l'importante carica di sovrintendente della Commissione, che però lascerà presto a causa di intrighi contro i suoi progetti.

Nel 1836 ottiene dal re Carlo Alberto la legittimazione del figlio, dopo una lunga pratica legale. In questi anni terrà numerosi concerti a Nizza, Marsiglia, Torino e Genova. Ma dopo  un  viaggio a Parigi, le sue condizioni di salute peggiorano nonostante delle cure omeopatiche. Dopo aver trascorso un breve periodo  a Genova, si recherà a Marsiglia, dove le sue condizioni di salute si aggraveranno ulteriormente.

Il famoso detto "Paganini non ripete" ha origine origine nel febbraio del 1818 al Teatro Carignano di Torino, quando il re Carlo Felice di Savoia, dopo aver assistito ad un suo concerto fa in modo che gli arrivi la preghiera di ripetere un brano.Ma ato che Paganini durante i concerti amava improvvisare molto e  metteva il massimo dell'energia azioni , arrivando addirittura a procurarsi lesioni ai polpastrelli; in quell'occasione  fece arrivare la sua risposta "Paganini non ripete". Per questa risposta viene conseguentemente revocato a Paganini il permesso di eseguire un terzo concerto in programma.

Niccolò Paganini diventa afono per l'aggravarsi della sua malattia, la tisi laringea di origine sifilitica e morirà il 27 maggio 1840.


MLince Grassi

Le Onne -Bugheisha, donne Samurai

È una cosa poco risaputa, ma esisteva il corrispettivo femminile allo storico guerriero giapponese, ed erano: le onna-bugeisha. Erano donne che appartenevano alla nobiltà giapponese istruite dai gruppi di Samurai che allenavano le proprie figlie nelle arti del combattimento, perchè potessero occuparsi della difesa della loro casa e dell’onore nei periodi durante i quali gli uomini erano assenti a causa della guerra. La Storia parla raramente di queste eroine.

Una di queste  poi conosciuta come Jingū (c. 169-269 dC), utilizzò le sue abilità per ispirare il cambiamento economico e sociale e divenne una leggenda. E'conosciuta come la onna -bugheisha che guidò l'invasione della Corea nel 200 d.C, dopo che il marito Chūai, imperatore della quattordicesima casta del Giappone, venne ucciso in battaglia.

Queste guerriere sapevano maneggiare le spade e combattevano senza tirarsi indietro di fronte alla lotta durante il periodo feudale, ed erano membri della classe bushi cioè quella dei combattenti.


In contrasto con la katana utilizzata universalmente dalla loro controparte maschile : il samurai, l'arma più popolare delle Onna-bugeishas erano le naginata,  una versatile arma ad asta convenzionale con una lama ricurva in punta.

Non si hanno molte notizie su  queste donne-guerriere giapponesi, ma nella tradizione vi sono altri nomi di alcune di loro, come Tomoe Gozen, Nakano Takeko, Hojo Masako . Vi sono anche storie leggendarie che purtroppo non contengono elementi che le possano  comprovare.
Di Tomoe Gozen, per esempio, si dice essere vissuta nel XII secolo e  distinta durante la Guerra del Genpei, combattuta tra il clan dei Taira e quello dei Minamoto di cui forse lei era servitrice. Tomoe apparteneva a questi ultimi, e durante la Battaglia di Awazu, il 21 febbraio del 1184, si distinse appunto per un atto di grande coraggio correndo verso  le forze avversarie, e lanciandosi contro il  più forte guerriero lo disarcionò e colpendolo con la sua lancia  infine lo  decapitò.

Secondo le cronache oltre che guerriera valorosa ed esperta di arco, era descritta anche come bellissima, con pelle bianca e  lunghi capelli e con tratti affascinanti.  Ma non ci sono conferme a  questi racconti, certo è che Tomoe Gozen e la sua leggenda hanno influito molto nella tradizione, culturale e militare del Giappone.

Nei secoli sono esistite molte donne-samurai e per tradizione. Le armi da loro usate erano perfette per i combattimenti contro i guerrieri uomini, che non potevano avvantaggiarsi così della loro predominanza fisica.

MLince Grassi












Una storia d'amore in un libro di Mary Pace

Addio, Monti.
"Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore pascenti; addio!"
Solo il Manzoni, mentre narra le vicissitudini dei suoi promessi sposi, può ben rappresentare il mio odierno stato d'animo.
Il magnifico verde dei Monti Lepini, con i suoi faggi, ha accompagnato ed allietato tutta la mia esistenza. In più di una occasione, volgendo il mio sguardo proprio lì, ho tratto ispirazione per i miei libri.
Ed oggi, dove si estendeva tutto quel sublime verde, sui Monti Lepini, una zona in cui, peraltro, era già stato realizzato impunemente un parcheggio, sono in costruzione dei boxes.
Tali autorimesse per veicoli sono di proprietà dell'Amministrazione Comunale, che vende al miglior offerente.
Lo splendido paesaggio, che ha sempre caratterizzato tale montagna, è sempre più orrendamente deturpato.
Durante tutta la mia vita, ogni volta in cui mi sia affacciata dalla mia finestra, ho avuto il piacere di gustare una invidiabile e salutare vista panoramica. Ora, purtroppo, mi sembra di vedere una fila di celle per carcerati.
Uno spettacolo a dir poco ripugnante! Giusto per usare un eufemismo...
Ma era proprio necessario edificarli in quello specifico luogo?
Siamo veramente sicuri che non esistesse una diversa e di certo più adeguata ubicazione per la costruzione dei suddetti boxes?
O forse, come io credo, l'Amministrazione Comunale Sgurgolana, e per essa il Sig. Sindaco Corsi, preferisce esaudire ogni minima, futile istanza avanzata dalla cittadinanza? E, soprattutto, in prossimità delle elezioni per il rinnovo di Consiglio e Giunta Comunale.
E i cittadini? Sono per caso claudicanti? Non sono in grado di camminare per 100 o 200 metri? Essi sono così arroganti da pretendere il box adiacente alla propria abitazione, sebbene tale soluzione comporti l'abbattimento degli alberi?
Che delusione! Che incazzatura! La pratica del disboscamento è aspramente condannata dall'attuale società, in quanto nociva nei confronti dell'ecosistema circostante e, soprattutto, per l'uomo. In pieno terzo millennio, tale fatto è assolutamente cristallino ed incontrovertibile.
Laddove scarseggi, gli abitanti si affannano, giustamente, per ricreare nuove zone di "verde" ed impiantare alberi. Coloro che già risiedano in zone boschive, tengono ben stretto e tutelato tale privilegio.
E noi sgurgolani? Famosi per i nostri verdi e rigogliosi monti, per i nostri faggi, abbiamo il coraggio di tirarci la zappa sui piedi! Un comportamento da folli scellerati!
Ma i diretti responsabili hanno nomi e cognomi! E le mie doglianze sono più che motivate e legittime!
Addio, cari faggi. Addio, Monti Lepini

Un libro di Mary Pace ispirato ad una storia vera
MLince Grassi